Araton il senza morte

Sommario

Principato
Razza
Carriera
Famiglia Nobiliare
Dicono di lui
Guardiavia di razza erede in servizio presso la corte del Nentar Galdor dal 1260, acquisì una certa notorietà durante il suo mandato, ricoprendo brevemente anche la carica di Maestro di Caccia nel tardo 1261. In prossimità del suo congedo, nel carminio 1262 fu accusato di empietà dalla Devota Inquisizione e si diede alla macchia. Gli accusatori sostenevano di avere informazioni per cui Araton, nato mortale, avrebbe in qualche modo conseguito l'immortalità, qualificandosi come abominio agli occhi del tribunale.

Ritratto di Araton

Principato
Neenuvar

Razza
Erede

Carriera
Guardiavia

Famiglia Nobiliare
Plebeo, suddito degli Elentàuron.

Dicono di lui

"Uno dei pochi Eredi che abbia mai conosciuto degno di rispetto. E comunque se fosse veramente immortale li avrebbe fatti a pezzi quei babbei dell'inquisizione!" [1]

"Non temete i boschi, egli vigila nascosto sotto le fronde, per proteggervi, nessun diurno, orco o minotauro potrà mai nuocere a un neenuvaren finchè Araton sarà vivo".[2]

"Araton è molto cambiato dalla prima volta che ci siamo incontrati. Forse l'amore, forse la guerra o, forse, semplicemente il tempo... se fosse vero quel che dicono, ora il tempo stesso dovrebbe temere poichè avrebbe un nuovo, degno avversario". [3]

"Indisciplinato, spavaldo, incontrollabile... eppure è riuscito a creare attorno a sé un piccolo mito: così va il mondo, mentre la maggioranza silenziosa fa il suo onesto lavoro dietro le quinte".[4]

"Uomo rimarchevole questo Araton. L'ho visto passeggiare con calma sui corpi dei suoi compagni morenti senza degnarli di uno sguardo per conseguire il suo obiettivo".[5]

"Ho sempre pensato che impugnare una spada e indossare un'armatura facesse automaticamente regredire il proprio intelletto... O costui è un eccezione, o deve essere partito molto avvantaggiato: ho visto tre inquisitori sconfitti di fronte alle sue argomentazioni e i nobili di Neenuvar pendere dalle sue labbra... Credo che nessuno di noi potrà dimostrare che il suo corpo si è guadagnato l'immortalità, ma di certo lo ha fatto la sua leggenda!" [6]

"Testardo, incontrollabile e irrispettoso. Ma un degno avversario: le discussioni intavolate con lui erano a dir poco una sfida a chi aveva più ragioni. Ma la sua presunzione prima o poi finirà per ucciderlo. E allora la sua spavalderia servirà a ben poco."[7]

"Che cosa ti ha cambiato a tal punto amico mio?" [8]

"Ci guardammo l'un l'altro: io, Echtelion e Romeo, ora cavalieri, Ser Beriedir Almarion e la Lassilantar Elanor Lotenen. Echtelion disse ciò che pensavamo tutti: "Ne manca uno". Difficilmente ci saremmo rivisti tutti e sei, probabilmente non avrei mai più parlato coi cavalieri d'Oltremare e chissà cosa ne sarebbe stato di noi una volta raggiunta la nostra casa. Siamo stati i più duri, i più agguerriti, i più affamati e difenderemo la nostra bandiera in ogni terra. I miei migliori auguri a coloro che vorranno attaccarci, perché noi li schiacceremo." [9]
  1. ^ afferma Arimanno Famedoro, guerriero del Clan del Gufo.
  2. ^ Così dice Silveria, guardiavia del clan Della Luna.
  3. ^ sostiene la baronessa coronense Aurora Della Torre.
  4. ^ commenta Aldrico da Bosco Alto, erede artefice valniano.
  5. ^ ricorda Ser Dedrico Otto Tagliavia.
  6. ^ sostiene, suo malgrado impressionato, il merida Argo.
  7. ^ commenta Orione da Candia, miliziano venale e Cappa Celeste.
  8. ^ Così un perplesso Ser Roberto figlio di Rinaldo, paladino valniano.
  9. ^ Cristoforo Ardente da Rilmeren